LECCE SUONA E CI SONO ANCHE I SEAHOUSE

Articolo LECCE SUONA EDISONCHANGETHEMUSIC

LecceSuona

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Cosa può esistere tra il suono trascinante e mediterraneo dei Sud Sound System e l’algido pop intellettuale de Il Genio? Tutto e il contrario di tutto. Ovvero le band che si possono ascoltare a Lecce e provincia. Radici popolari, sguardo verso i ritmi in levare, folk a stelle strisce e tanto, tanto rock. Una zona splendida e ricca di cultura e tradizioni, che non ha paura di contaminarsi con ogni suono esistente. E quest’anno, un motivo in più: la carovana di Italia Wave, uno dei festival storici della penisola, pianterà le sue tende proprio a Lecce, che a metà luglio diventerà per un pugno di giorni la capitale italiana della musica. Band e appassionati di tutta Italia arriveranno per ascoltare grandi band nostrane e d’importazione. Ma per il resto dell’anno, che musica si suona e si ascolta a Lecce e dintorni? Come sempre, ve lo diciamo noi. O almeno ci proviamo, con la nostra indagine itinerante che, come sempre, tenta di dare un’idea generale dei suoni che circolano in città. Edison Change The Music mette il play: Lecce suona.

Te li immagini in sala prove gli Spread Your Legs. Concentrati sulle chitarre per partorire il pezzo brit-pop perfetto. Suoni dal sud dell’Europa che niente hanno da invidiare a quelli che arrivano da oltre manica.

Discorso simile per i Play On Tape, che dei suoni di Sua Maestà scelgono però la parte più cupa, quella portata avanti dagli Editors e che ha come padri putativi i Joy Division. Il lato oscuro del Mediterraneo.

Pura tradizione nei pezzi degli Aioresis, mischiata con chitarre elettriche. Un suono power folk che pesca nel patrimonio popolare per trovare l’energia per accendere balli elettrici e mai domi.

Sono invece rimasti attaccati ai suoni più classici del tradizione pugliese e mediterranea gli Artetika, che nascono proprio da una costola degli Aioresis e decidono di rinunciare alla miscela tra rock ed etnico, continuando a riproporre sonorità senza tempo.

Sono in cinque e suonano rock. Questo è certo. Come è certo che abbiano ascoltato dosi massicce di Litfiba, Vasco Rossi e Ligabue. I Super Reverb alzano il volume e la buttano su un rock ruspante e onesto.

2Works è un duo composto da una coppia di dj dediti a un’elettronica da ballo. Negli anni ’90 la si sarebbe chiamata “commerciale”, una categoria che per fortuna oggi è sparita. Non è sparita, però, la voglia di certi dj di far ballare il proprio pubblico.

Il loro singolo si chiama “Bella” ed è l’incontro tra una chitarra dolente e una voce appassionata. Gli Anek partono con un arpeggio leggero dell’elettrica, per poi esplodere in un ritornello potente ed espressivo che ammicca agli Evanescence.

I Garnet sono un gruppo che unisce chitarre e batterie pulsanti con un cantato femminile etereo. Sopra tutto, un rappare sincopato ed efficace. Strofe ad alta densità di parole, ritornelli in cui la voce spicca il volo e tocca sonorità inattese.

Coordinate non molto diverse per Le Carte, che mettono sul tavolo verde una voce sofferta e una batteria ritmata per conquistare devoti del rock e della potenza sonora.

Un hard rock più classico per i Bruise Violet, autori di una musica dal forte impatto emotivo, che si gioca tutto nel incontro/scontro tra chitarre spigolose e una voce femminile.

Cosa serve per sfondare nel mondo della musica? Tutto ciò che può essere racchiuso in un kit sonoro. I Fonokit partono programmatici già dal nome e propongono un pop rock in italiano che non sfigurerebbe nell’airplay di molte radio nazionali.

Benvenuti al Discount delle Emozioni, questa la scritta che potrebbe campeggiare sull’entrata della sala prove dei Seahouse. Il loro è un pop che gioca a buttarsi sull’elettronica, senza mai dimenticare le chitarre. Al di là delle etichette, all’ascolto il piede inizia subito a battere il ritmo. Buon segno.

Guarda il sole e il mare, facile confondere il Salento con la Giamaica. Non sono i primi, non saranno gli ultimi, ma i KaliMele sanno il fatto loro nel proporre un reggae in bilico tra italiano e dialetto che trascina e conquista.

Tobia Lamare & The Sellers sono una band che propone un pop di stampo americano, che impara la lezione di Dylan e Neil Young e la aggiorna ai nostri tempi. Il risultato? Paradossale: qualcosa che dal tempo sembra essere fuori. Piacevole e dolce come la prima ciliegia dell’anno.